Mi è sempre piaciuto il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende nel silenzio –
attraverso l’Atlante, spartiacque naturale che separa le mille voci delle medine dall’assordante silenzio del deserto.
Un viaggio tra colori, profumi, mercati, antiche città imperiali e Kasbah fortificate di argilla rossa.
Un viaggio alla scoperta di una natura che sussurra: il soffiare del vento che trasporta suoni e profumi, il risplendere del sole che riscalda la fredda terra e crea all’orizzonte riflessi che sembrano galleggiare nell’aria, il brillare delle stelle che illuminano la buia notte, il cantare dei granelli di sabbia delle dune che, scivolando verso il basso, trasformano la superficie e cancellano le tracce del passaggio dell’uomo.
Un viaggio tra i berberi (ossia gli imazighen, “uomini liberi”), avvolti dai vestiti tradizionali che lasciano intravedere solo i profondi occhi.
Un viaggio tra i sapori della cucina marocchina: il Tajine uno stufato di carne delicatamente speziato servito con il Batbout, il pane cotto nei numerosi forni delle medine e il profumato tè alla menta.
Un viaggio di incontro e dialogo in una terra dove i campanili e le sinagoghe si stagliano sotto lo stesso cielo dei minareti
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